lunedì 29 novembre 2010

E se il serpente avesse offerto del Cioccolato?

Eva avrebbe goduto, come mai le è successo in seguito, povera stella. 
Altro che mela! E di fisso non avrebbe diviso l'eventuale barretta con Adamo (lo spione smidollato!), manco un quadratino!
Forse, chissà, sarebbe andata pure meglio, a cominciare dalla vergogna, dal correre a nascondersi (barricandosi dietro a foglie di fico - o quello che era - con l'ansia addosso di aver commesso chissà quale peccato capitale!) e via di seguito, senza tralasciare il famigerato: partorirai con dolore! 
Quasi fosse dato per scontato dall'alba dei tempi che la donna dovesse vivere affrontando rinunce e sacrifici!
CHE PALLE! 
Scherzi, leggi morali, credenze popolari e religioni a parte iniziamo a ribellarci a ciò che abbiamo (forse) sempre vissuto e sopportato, arrivando a comprare il cioccolato di nascosto, stipandolo sotto i sedili dell'auto e dentro il cruscotto o (una volta giunte a casa) in fondo a uno dei pensili della cucina, dietro ai cibi in scatola e ai pacchi di farina (perchè è più naturale che i padri, i figli, i mariti e i conviventi cerchino il mangiare già fatto - dentro al frigo, al forno o alle pentole lasciate sui fornelli - piuttosto che gli ingredienti per cucinarselo).
BASTA con tutte queste paure! Non siete stufe???
E non vi rode ancora di più quando, dopo aver sfornato l'ennesimo dolce a base di cacao dobbiate fare per forza la "scenetta" di accontentarvi di una fettina striminzita o di un solo cucchiaino in assaggio, mentre gli altri intorno a voi (chi perchè è più giovane, chi perchè ha un diverso metabolismo e una diversa costituzione, chi perchè ha tempo di andare a correre e in palestra, chi perchè se ne frega, ma ama tanto additare gli altri) si strafogano?
Che due coglioni!!!
Ma, badate bene, la "colpa" non è la loro, bensì la nostra. Se noi fossimo a posto con noi stesse il giudizio degli altri non ci sfiorerebbe nemmeno, giusto? Siamo noi per prime (purtroppo) a metterci in croce, quasi il senso di sbagliare e di commettere chissà quale grave errore facesse parte della nostra persona fin dalla nascita, come gadget del nostro DNA.
Ma così non è, rendiamocene conto!!!
Cominceremo, quindi, a fare come più ci piace (se ci state). Cucinando e assaporando in primo luogo per noi stesse e non per il prossimo. Perchè di essere materne, disponibili e COSCIENZIOSE c'è sempre tempo! E ci siamo anche un po' rotte le ovaie! No?
Impariamo, piuttosto, a prenderci cura della nostra personcina, dandole tutte le attenzioni di cui necessita, in qualsiasi momento del giorno e della notte. 
Chiaro?
Bisogna vivere bene con il proprio IO e le proprie voglie (o necessità come direbbero alcune). Altrimenti è OVVIO che nessuna dieta o controllo alimentare potrà mai funzionare. Non a lungo termine, almeno. E ci ritroveremo (come sempre) a rimpinzarci in un'unica volta (rischiando così il coma diabetico!) di tutto il cioccolato evitato fino a quel momento. Detto fatto i chili persi ritorneranno in un baleno e con loro lo sconforto, il malumore, la rabbia, le solite paranoie, con a capo frustrazione e DEPRESSIONE!
Ne vale dunque la pena? Non credo proprio! 
E se pensate di sì, beh, mi spiace per voi e per come (immagino) viviate male.
Premetto che non voglio essere presa per una psicologa, una nutrizionista fricchettona o un qualsiasi tipo di dottoressa esperta nei processi alimentari.   Anche perchè non sono nulla di tutto questo. 
Sono solo una giovane donna che scrive romanzi per vivere (arrotondando qua e là con altre attività), che ama il cioccolato sopra ogni cosa.
Perciò mi sono chiesta spesso: perchè quello che mi piace e che mangerei ogni giorno, tutto il giorno, debba per forza essere considerato dalla maggior parte della gente (esperti e non) dannoso?? O comunque una sorta di pericolo per il mio benessere fisico???
Siamo d'accordo che non bisogna esagerare (come del resto in tutte le cose, anche per quelle più "sane"), ma da qui a sentirsi in colpa ogni fottuta volta che ci capita sotto gli occhi o fra le mani, beh, non è vita!
Come spiega giustamente Debra Waterhouse, affermata e celebre nutrizionista americana:
...le "voglie" - apparentemente capricciose e misteriose - non rappresentano affatto un problema da risolvere, bensì una caratteristica da incoraggiare e assecondare, perchè provvedono a fornire ai diversi organismi l'adeguato, e "inconsciamente richiesto", apporto di sostanze, bilanciando i neurotrasmettitori...
Un concetto (sicuramente da approfondire) stravagante e azzardato, per chi la pensa diversamente o per chi crede di essere nel giusto a negarsi anche solo un cioccolatino, meritandosi i vari conflitti interiori che sempre ne conseguono.
Il punto è, a parer mio, che bisogna solo volersi un po' più di bene.
E con la stessa naturalezza, libertà e serenità con cui (si spera) ci regaliamo un vestito nuovo, il nostro profumo preferito, quel dato libro, la crema anticellulite sponsorizzata in tv o il paio di scarpe viste in vetrina il pomeriggio precedente, così ci dobbiamo concedere un pezzo di cioccolato. Senza farne un dramma, ciccia e brufoli a parte!

 
 
   

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