venerdì 21 gennaio 2011

Cocco & Ganache al cioccolato

Una cioccolata da morire, morbida, vellutata, profumata, inebriante...
                                                                                     Guy de Maupassant


Amiche, compagne, cittadine del mondo!!!
Come ve la passate?
Io oggi non molto bene... ma non si tratta di me.
Il vento si è un po' calmato, e fino a due ore fa soffiava che manco la tromba d'aria che ha sradicato la casa di Dorothy, spedendola dal Kansas al Regno di Oz!
Comunque...
Ho passato il pomeriggio in ospedale. Ma, come accennavo prima, non per me.
Una ragazza (non starò qui a fare nomi nè età) a cui io facevo da babysitter quando era piccolina si è ammalata di anoressia. E questa cosa è andata avanti per mesi prima che qualcuno se ne accorgesse (come succede nella maggior parte dei casi...). Ora è ricoverata al Santa Corona di Pietra Ligure, nel reparto che si occupa, appunto, di persone soggette ad anoressia, bulimia, inappetenza e via di seguito. Così, appena saputo, mi sono precipitata da lei per vedere in che situazione era messa e devo dire che mi ha scioccata.
Non perchè io non sapessi cosa aspettarmi, ma semplicemente perchè non riuscivo a credere come avesse fatto la sua famiglia a non accorgersene prima.
So che dietro questo tipo di malattie (derivate principalmente da un disagio a livello mentale) si nascondono spesso dei conflitti proprio a livello famigliare, ossia legati ad uno dei due genitori o addirittura a entrambi. Ho studiato qualcosa in merito, anni fa. Però davvero sono rimasta basita al pensiero che una madre e un padre non si rendano conto di ciò che sta accadendo a una ragazza di vent'anni. E se per caso fanno finta di niente, perchè non sanno come comportarsi o perchè si vergognano di qualcosa o ancora perchè sono spaventiti loro stessi, beh, è una scusa allucinante per "permettere" ad un figlio di ridursi in uno stato pietoso, lasciatemelo dire!
E' vero che non si dovrebbe mai giudicare, specie non essendo ancora un genitore, ma tutto ha un limite!
Fatto sta che sono stata parecchio con lei, parlandole, cercando di aprirmi un varco o anche solo uno spiraglio attraverso l'armatura dietro la quale si sta nascondendo, ma con scarsi risultati. Purtroppo non riuscivamo a vederci molto spesso quando ancora abitavo qui (tra il mio lavoro e i suoi studi all'università) e da quando sono andata a stare a Roma non ci eravamo proprio più nemmeno sentite... Non che io avrei potuto fare qualcosa se solo ci fossimo beccate in quest'ultimo periodo, ma è pur vero che con me ha sempre parlato tanto e volentieri. E magari, chissà, avrebbe tirato fuori qualche magone invece di tenerselo stretto...
La cosa più brutta, oltre a guardarla in viso e ritrovarsi a osservare tutt'altra faccia di quella conosciuta è ciò che sta accadendo nella sua testa. Ossia nulla.
Ho parlato con sua madre e dopo con i suoi dottori, tra cui lo psicologo che la segue, e anche loro mi hanno confermato che ci sono progressi a livello fisico, ma non a livello mentale. E infatti, ogni tre parole, mi ripeteva quanto fosse grassa e che i sei chili che ha preso in questi ultimi tre mesi, da quando l'hanno ricoverata, non vede l'ora di perderli una volta uscita. E' lucidissa nel dire che appena tornerà a casa ricomincerà la "dieta", perchè con questa ciccia addosso non può proprio stare (e dirvi che è pelle e ossa è dire poco!) e vi giuro che fa male. Come un pugno nello stomaco.
Vorresti prenderla fra le braccia, coccolarla e dirle che andrà tutto bene e toglierti nel frattempo un po' di grasso e un po' di muscoli a te stessa per poi attaccarli a lei, direttamente sulle ossa! E nello stesso tempo vorresti scuoterla, riempirla di schiaffi, alzarla in piedi di forza e dirle di smettere di fare la cogliona e di iniziare a vivere! A entrare nel mondo, essendo fiera di quello che è! Che il suo è solo uno stupido capriccio e che c'è gente che soffre dolori e situazioni ben peggiori, fra cui i milioni di bambini che muoiono di fame e che farebbero i salti mortali per avere una delle briciole che lei rifiuta o che vomita subito dopo averla ingerita!
Ma la verità è che non c'è un modo specifico per affrontare il problema, se non risalire a priori, cercando la causa scatenante. E non è mai facile. Anzi, in alcuni casi è quasi impossibile....E il tempo sembra quasi remare contro...
So che alla fine, quando me ne sono andata, salutandola con un abbraccio al quale non ha avuto manco la forza di rispondere, ho provato una tale rabbia da poter prendere a botte chiunque. Rabbia e malessere. Rabbia e delusione per tante cose. Rabbia e tristezza al ricordo della bella bambina gioiosa che era, della ragazzina docile e spontanea che mi considerava una sorella maggiore...
Non lo so. Per reazione non ho nemmeno cenato, una volta a casa, preparandomi solo un tè e mettendomi qui a scrivere, sperando di sfogare almeno in parte ciò che mi sta corrodendo a livello dello stomaco.
Penso, inoltre, ai suoi.... Cioè, se io fossi sua madre probabilmente starei morendo giorno per giorno, insieme a lei.
Non ho voglia di vedere nessuno, di parlare con nessuno.
Una mia amica è lì, fra la vita e la morte, e nessuno ci può fare un cazzo!
Nessuno tranne lei, certo. E guarda caso non ce la fa a reagire. E guarda caso non vuole.
Una parte di lei resta inconsapevole. Ma l'altra parte sa benissimo dove vuole arrivare e non si fermerà mai.

Non è buffo, ora, parlare di cibo?

Ma la vita, si sa, è un paradosso totale... Un ammasso di dicotomie...


Ingredienti:
  • 1/2 noce di cocco
  • 200 grammi di cioccolato fondente
  • 100 millilitri di panna fresca
  • 40 grammi di nocciole
  • 50 grammi di amaretti

Rompere la noce di cocco e ricavarne la polpa, eliminando la parte legnosa, senza però rovinarla troppo.
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente e unirvi la panna, mescolando fino ad ottenere una crema omogenea.
Affettare la polpa di cocco (magari con una taglierina se ce l'avete) e alternare in quattro stampini cilindrici: un cucchiaio della crema al cioccolato (ossia la ganache) amalgamata alle nocciole tritate e uno strato di lamelle di cocco.
Chiaro il passaggio?
Fare rapprendere in frigo e servire decorando con gli amaretti sbriciolati e versati a pioggia.

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