giovedì 20 gennaio 2011

Mini cheesecake al caprino

I più bei versi d'amore possono servire a conquistare una donna o a fasciare cioccolatini
                                                                                                     Fabio Fazio


Amiche (amici!) salutiamo tutte a gran voce le nuove "adepte", direttamente dal BRASILE!!!
Dovete sapere che, oltre al fatto di essere contentissima che il blog stia iniziando a farsi "conoscere" così velocemente in giro per il mondo...(e mettila là), al Brasile in generale mi sento particolarmente affezionata.
E spiego perchè.
Negli anni '50 i miei nonni materni si sono trasferiti lì per lavoro. Mia mamma aveva solo sette anni e mezzo e mio zio Silvio tre e mezzo. E sono rimasti lì per sei anni. Sei anni di avventure ed emozioni peggio che nei film... Una "fazenda" in mezzo alla foresta, animali (fra cui ragni grandi quanto una mano e serpenti velenosi) a destra e a manca, un solo fuoristrada per percorrere chilometri e chilometri (la distanza media fra tutto e il centro, ossia la città), una lingua nuova da impare in fretta e furia, cibo e prodotti nuovi a cui adattarsi, caldo allucinate, umito mortale...
Fortuna che mia nonna è sempre stata una con le palle e mio nonno non si tira mai indietro di fronte a niente! Da San Paolo a Porto Alegre a Recife a Joao Pessoa mio zio è cresciuto all'aria aperta, come un piccolo "selvaggio" (bello come il sole), imparando a cavalcare senza sella nè briglie (lo stallone del vicino) e a giocare con i cuccioli degli animali selvatici che trovava nella foresta vicino a casa. Mamma anche ha vissuto un'infanzia senza pari, anche se poi è dovuta andare in collegio a studiare, da brava signorina, dato che la scuola distava troppo e lei, ancora così piccola, si perdeva sempre a prendere un autobus come un altro. Mio nonno era il Direttore della fabbrica tenuta dalla ditta di cementi che l'aveva chiamato (essendo lui un perito chimico) e mentre se ne stava tutto il giorno al lavoro, mia nonna intratteneva il vicinato con te e biscotti, dolci vari, pranzi, cene, balli, racconti sulla guerra (lei era stata una partigiana sulle colline di Imperia) e tante cose ancora, divenendo in breve tempo il punto di riferimento di tutte le donne bianche del luogo dove abitava in quel periodo (si sono dovuti spostare tre o quattro volte) e anche di molte brasiliane che avevano preso a chiamarla : Dona Ana (lei si chiama Anna).
Nonna... una donnina piccola, con un culo e due tette così, capelli neri e occhi neri, che molti uomini sulla nave che li portava in Brasile e poi quella che li riportava in Italia, avevano soprannominato Liz Taylor per via della sua bellezza molto simile a quella dell'attrice. Una donna che in America se la viaggiava sempre con la pistola di suo fratello nella tasca (erano altri tempi e faceva bene, essendo spesso da sola con due bimbi piccoli). Una donna che amava ballare (e ama tuttora) ed era bravissima e ci dava dentro, in pista, con tutti i mariti delle sue amiche, preferendo però i brasiliani, quelli belli tosti, grandi e grossi, che non potevano entrare per nessun motivo nei Club privati dei bianchi... Ma lei, come si dice, se ne sbatteva le palle e li imbucava lo stesso, suscitando le ire dei grandi imprenditori e dirigenti, amici e colleghi di mio nonno. Tant'è che a un certo punto sono arrivati a "detestarla" per questo suo atteggiamento di sfida, da donna che non si sottomette a nessuno, come invece facevano le loro mogli, tutte bei vestiti, gingilli, figli e basta. E detestandola un giorno, detestandola l'altro e litigandoci il terzo ancora, sono arrivati a metterle una taglia sulla testa, con tanto di "sicario" pagato per farla fuori.
Beh, non vi sto a raccontare cos'è successo nei dettagli, ma posso dirvi che quel sicario (dopo un confronto faccia a faccia con lei, pistole spianate) divenne non solo uno dei suoi migliori amici, ma la sua guardia del corpo, e guai a chi provava ad avvicinarsi per farle del male! E non poteva andare diversamente sapendo com'è fatta lei, per chi la conosce. Per lei che uccideva cobra e affrontava anaconde con un machete e un bastone biforcuto (per dirne una)...
Avventure, avventure e avventure, che con i loro racconti hanno condito la mia di infanzia, facendomi amare questo grande Paese a me ancora sconosciuto. Crescendomi al suono delle canzoni imparate laggiù (con tanto di dischi 33 giri), al suono di molte frasi di quella lingua così dolce al mio orecchio e, ovviamente, portandomi ad amare i piatti tipici, i dolci e la frutta tropicale(capite adesso perchè spesso infilo il cocco nella scelta delle ricette?).

Ora, però, bando alle ciance e ai ricordi. Dedico a voi, mie nuove sorelle brasiliane, la ricetta di oggi!

Ingredienti:
  • 4 biscotti al cacao
  • 70 grammi di cioccolato bianco
  • 240 grammi di formaggio caprino (ma se non vi piace, ovvio che potete cambiarlo con un altro, anche più dolce e cremoso)
  • 6 cucchiai di panna fresca
  • 130 grammi di zucchero a velo
  • 1 uovo
  • frutta tropicale fresca (ananas, papaya, mango...)
  • foglie di menta

Sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria.
Montare il formaggio con lo zucchero a velo e la panna, ottenendo così un composto spumoso e leggero. Unire poi l'uovo sbattuto e il cioccolato fuso a filo, mescolando con un cucchiaio di legno.
Porre i biscotti (meglio se sono rotondi e non troppo piccoli) sul fondo di quattro stampini in ceramica, foderati con della carta da forno. Riempire con la crema di formaggio fino a 2/3. Infornare per 20 minuti a 170 gradi.
Lasciare raffreddare e porre in frigorifero per almeno un'ora.
Servire decorando ogni mini cheesecake con dei dadini di frutta fresca e delle foglie di menta.

Per chi, invece, non gradisce la frutta tropicale ed è legata a quella nostrana, andranno benissimo le fragole, i lamponi, le pere, le albicocche e via di seguito...

Olè!

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